Dal 28 giugno 2025, l’accessibilità web non sarà più solo una buona pratica: diventerà un vero e proprio obbligo normativo per una vasta gamma di prodotti e servizi digitali, pubblici e privati. Con l’entrata in vigore dell’European Accessibility Act (Direttiva UE 2019/882), recepito in Italia con il D.Lgs. n. 82/2022, l’Unione Europea compie un passo decisivo verso un ecosistema digitale più inclusivo, equo e accessibile.
Questa normativa si inserisce all’interno della strategia dell’UE per i diritti delle persone con disabilità 2021–2030, con l’obiettivo di abbattere le barriere che ostacolano l’accesso a tecnologie, informazioni e servizi essenziali. Non si tratta solo di conformità, ma di un cambiamento culturale che coinvolge il modo in cui aziende, enti e professionisti progettano e offrono esperienze digitali.
Cos’è l’accessibilità web e perché è importante
L’accessibilità web consiste nel rendere siti, app, software e contenuti digitali fruibili anche da persone con disabilità visive, uditive, motorie o cognitive. È un concetto che va ben oltre il design: riguarda la struttura, la tecnologia, la comunicazione e l’esperienza utente. In pratica, significa creare un ambiente digitale che permetta a tutti di navigare, acquistare, informarsi e comunicare in autonomia.
Eppure, oggi oltre il 90% dei siti web europei presenta barriere che li rendono difficilmente utilizzabili da milioni di persone. L’European Accessibility Act nasce proprio per colmare questo divario, trasformando l’accessibilità da opzione a requisito minimo obbligatorio per l’ingresso e la permanenza sul mercato europeo.
Chi è coinvolto e cosa cambia
A differenza della precedente normativa italiana, la cosiddetta Legge Stanca, che si concentrava principalmente sulla Pubblica Amministrazione, l’EAA ha un raggio d’azione molto più ampio. Si applica infatti a tutti gli operatori economici – inclusi produttori, distributori, importatori e fornitori di servizi – che offrono determinati prodotti o servizi digitali all’interno del mercato dell’Unione Europea. Questo vale anche per aziende con sede fuori dall’UE, purché operino nel territorio europeo.
I prodotti coinvolti includono hardware con sistemi operativi (come computer, smartphone, tablet), dispositivi di comunicazione elettronica (router, modem, telefoni), lettori di e-book, sportelli self-service interattivi come bancomat e biglietterie automatiche, smart TV, console e altri strumenti per accedere a contenuti audiovisivi. Sul versante dei servizi, rientrano quelli bancari e finanziari digitali, piattaforme di e-commerce, servizi di telecomunicazione, sistemi di prenotazione o biglietteria online, e-book e software per la lettura digitale, così come le piattaforme di streaming e TV on demand.
Un’esclusione parziale è prevista solo per le microimprese, ovvero quelle con meno di dieci dipendenti e un fatturato annuo inferiore a 2 milioni di euro. Queste sono esonerate dagli obblighi relativi ai servizi, ma non ai prodotti. Inoltre, è possibile chiedere un’esenzione qualora l’adeguamento comporti un onere sproporzionato o richieda modifiche sostanziali al prodotto, ma solo previa motivazione e documentazione adeguata.
Requisiti tecnici e standard da rispettare nell’accessibilità web
Il rispetto dell’EAA implica la conformità a una serie di requisiti tecnici, ispirati alle Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) nella loro versione 2.1 livello AA (e progressivamente alla 2.2). Queste linee guida si basano su quattro principi fondamentali dell’accessibilità digitale: le informazioni devono essere percepibili, le interfacce utilizzabili anche senza mouse o touchscreen, i contenuti comprensibili e l’intero sistema compatibile con le tecnologie assistive.
Ciò si traduce, ad esempio, in una corretta struttura semantica del sito, in un contrasto visivo adeguato, nella possibilità di navigare da tastiera, nell’uso di testi alternativi per le immagini e nella piena compatibilità con screen reader e altre tecnologie di supporto.
Ma l’accessibilità non riguarda solo l’interfaccia utente: deve essere integrata in ogni fase del ciclo di vita del prodotto o del servizio, dalla progettazione alla documentazione tecnica, dalle istruzioni d’uso all’interoperabilità.
Cosa devono fare le aziende per adeguarsi
Per non trovarsi impreparate, le aziende devono iniziare subito un percorso strutturato di adeguamento. Il primo passo è mappare i propri prodotti e servizi, individuando quelli soggetti alla normativa. A seguire, è fondamentale svolgere una valutazione tecnica dell’accessibilità attuale, per poi definire un piano di adeguamento che preveda l’eliminazione delle non conformità.
Oltre agli interventi tecnici, sarà necessario aggiornare la documentazione obbligatoria, redigere la dichiarazione di conformità, rivedere i contratti con fornitori e partner (includendo clausole sull’accessibilità), formare il personale e istituire processi di governance interna per il monitoraggio continuo del rispetto della normativa.
Tempistiche, transizione e controlli
L’EAA entrerà ufficialmente in vigore il 28 giugno 2025. Da quel momento, tutti i nuovi prodotti e servizi dovranno essere conformi. I prodotti già immessi sul mercato prima di tale data potranno continuare a essere venduti fino al 28 giugno 2030, anche se non conformi. I servizi digitali già attivi, invece, dovranno essere adeguati entro la stessa data del 2030, a meno che non subiscano modifiche sostanziali che comportino l’obbligo immediato di conformità.
A livello nazionale, i controlli e le eventuali sanzioni saranno affidati all’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale). In caso di violazione, le imprese potrebbero incorrere in multe, nell’obbligo di ritiro dal mercato o nell’imposizione di misure correttive. È previsto anche un meccanismo di segnalazione da parte dei consumatori, con conseguenze anche sul piano reputazionale.
Agire ora per non trovarsi impreparati
Agire oggi significa evitare domani rischi legali, costi aggiuntivi e perdite di credibilità. Adeguarsi in modo strategico, con il supporto di professionisti esperti, permette non solo di rispettare la normativa, ma anche di migliorare l’esperienza utente, l’indicizzazione SEO, la reputazione aziendale e l’impatto sociale del proprio brand. Affidarsi a professionisti è fondamentale per garantire contenuti digitali realmente accessibili, inclusivi e conformi alle normative.