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Comunicazione e conclave: come cambia il racconto del nuovo Papa nell’era dei meme

L’attesa della fumata bianca non è mai stata così rumorosa. In questi giorni, mentre i cardinali si riuniscono nella Cappella Sistina per eleggere il successore di Papa Francesco, il Conclave 2025 si è trasformato in un fenomeno globale non solo religioso, ma culturale, sociale e anche politico. L’eco dell’evento, amplificata dai social network e dai media di tutto il mondo, sta raccontando molto più che l’elezione di un nuovo Pontefice: sta mostrando come la comunicazione della Chiesa si sia evoluta, come la cultura pop sia entrata nel linguaggio religioso e come la partecipazione a questo evento si sia trasformata in qualcosa di collettivo, ironico e persino giocoso.

Dal silenzio rituale agli aggiornamenti virali del Conclave: uno sguardo al passato

Negli anni ’70 e ‘80, durante i conclavi che portarono all’elezione di Papa Giovanni Paolo I e poi di Papa Wojtyła, l’informazione era ancora lenta e filtrata. Pochi canali televisivi, aggiornamenti radiofonici scarni, fotografie in bianco e nero sui giornali il giorno dopo. L’attesa della fumata era un atto quasi liturgico, seguito in silenzio dalle piazze e dalle famiglie riunite davanti alla televisione. Il momento della proclamazione, l’“Habemus Papam”, era uno degli eventi più solenni e collettivi del secolo, raccontato con reverenza e rispetto.

Con l’elezione di Benedetto XVI nel 2005, il contesto era già leggermente cambiato: internet cominciava a farsi strada, i primi blog e forum discutevano dei papabili, e alcuni meme artigianali – ancora molto primitivi rispetto a quelli di oggi – iniziavano a circolare. Era la preistoria della memetica religiosa. Si ricorda ancora come l’aspetto severo di Papa Ratzinger venne subito immortalato in alcuni meme che lo paragonavano a personaggi di film fantasy o di fantascienza, fenomeno che la Chiesa osservò con diffidenza, quasi ignorandolo.

Oggi, con il Conclave 2025, siamo in un’altra era: l’informazione è istantanea, globale, inarrestabile. E la Chiesa non solo ne prende atto, ma in parte vi partecipa.

L’attesa tra sacro e profano: il fantapapa, i meme, la partecipazione collettiva

I meme di questi giorni raccontano tutto questo: immagini della fumata bianca trasformate in effetti speciali come arcobaleni, nuvole di glitter o nebbie vaporwave; cardinali paragonati a concorrenti di un talent show; tabelloni “Fantapapa” in stile Fantasanremo, dove si scommette su chi sarà eletto, con punti assegnati a chi indovina il Paese di provenienza, il nome scelto, o il tempo di attesa della fumata bianca.

Un meme che circola molto mostra una schermata di installazione di un software: “Configurazione nuovo Papa: 89% completata…”. Un altro ironizza sulla lunghezza del Conclave: “Se aspettate ancora un po’, uscirà direttamente la fumata del barbecue.”

Questi contenuti, se da un lato giocano con l’ironia, dall’altro testimoniano un coinvolgimento collettivo fortissimo: la gente vuole esserci, vuole commentare, vuole partecipare. Non più solo come spettatrice passiva, ma come parte attiva di un racconto comune.

L’eco internazionale: una partecipazione politica e simbolica

Il valore simbolico della morte di Papa Francesco e dell’elezione del suo successore travalica ormai i confini religiosi. La presenza a Roma, in questi giorni, di leader politici di primissimo piano – da Donald Trump a Giorgia Meloni, da Emmanuel Macron a Volodymyr Zelensky – dimostra che il nuovo Papa sarà anche una figura geopolitica di enorme rilevanza.

Questo spiega perché il Conclave sia trattato in modo simile a un grande evento politico internazionale: commentato in diretta, analizzato da esperti di geopolitica, accompagnato da breaking news sui principali network mondiali. Ma ciò che colpisce di più è come la comunicazione popolare – attraverso meme, parodie e commenti – abbia trasportato anche un evento di questa portata istituzionale su un piano di partecipazione personale e collettiva.

In Italia, naturalmente, la partecipazione è ancora più intensa: la vicinanza culturale, storica e spirituale al Vaticano amplifica il senso di attesa, e i social italiani sono letteralmente invasi da commenti, battute, citazioni bibliche ironiche e gif personalizzate.

Come reagisce la Chiesa?

Negli anni Ottanta e Novanta, la Chiesa tendeva a ignorare o a disapprovare i primi tentativi di ironizzare sulla figura del Papa o sui simboli religiosi. Con Benedetto XVI, il fenomeno della memetica venne inizialmente visto come una minaccia o come una mancanza di rispetto.

Con Papa Francesco, però, la situazione cambia radicalmente. Non solo il Pontefice ha più volte mostrato ironia su di sé – si pensi a quando, commentando una vignetta che lo ritraeva come “Super-Papa”, sorrise e disse che “anche i Papi sono umani” – ma l’intera comunicazione vaticana si è evoluta per adattarsi al mondo contemporaneo. Gli account ufficiali della Santa Sede su Twitter e Instagram utilizzano uno stile sobrio ma aperto; i preti e le suore che utilizzano TikTok, Instagram o Twitch fanno parte di una strategia che mira a parlare ai fedeli con il loro stesso linguaggio.

La “memizzazione” di Papa Francesco, in un certo senso, è un segno della sua straordinaria capacità di essere un Papa del popolo: amato, discusso, rappresentato anche nei modi più leggeri senza che questo intacchi la sua autorevolezza spirituale.

Una comunicazione che non torna più indietro

Il Conclave 2025 segna un punto di non ritorno nella comunicazione religiosa: la fede, la spiritualità, l’istituzione stessa della Chiesa cattolica si raccontano ormai attraverso strumenti partecipativi, visivi, virali. Non si tratta di una perdita di sacralità, ma di un adattamento inevitabile: per continuare a essere compresa, la Chiesa ha scelto di parlare anche con i linguaggi della contemporaneità.

E se il prossimo Papa dovrà affrontare sfide enormi – religiose, sociali, ambientali – dovrà farlo anche consapevole che il suo modo di comunicare sarà tanto importante quanto i suoi discorsi ufficiali. Perché oggi, nel mondo della fumata bianca e dei meme virali, la distanza tra il sacro e il popolare si misura in un click

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