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Comunicazione neutrale: il caso dell’Eurovision 

Partiamo con una premessa: esiste una comunicazione neutra? Prima ancora di iniziare, l’Eurovision Song Competition è stata criticata per aver avuto un atteggiamento diverso rispetto alla partecipazione della Russia e di Israele al Contest. Nel primo caso, l’Eurovision aveva preso una posizione, schierandosi contro l’attacco russo ai danni dell’Ucraina, mentre nel secondo caso, lascia che Israele partecipi nonostante quello che sta succedendo nei confronti dei palestinesi. Questo duplice atteggiamento ha alzato un’importante domanda: può l’Eurovision essere una manifestazione neutrale?

L’Eurovision è politica?

Ufficialmente, l’Eurovision è descritto come un “evento non politico” e “in nessun caso dovrebbe essere politicizzato e/o strumentalizzato e/o in nessun modo portato a discredito”. Tuttavia, a causa della natura della competizione, in diversi casi, molti artisti hanno bypassato le regole per comunicare un messaggio politico. L’Eurovision in sé ha preso una posizione nel momento in cui, a seguito dell’invasione russa in Ucraina, ha vietato la partecipazione della Russia. Lasciando, inoltre, che l’Ucraina portasse una canzone riferita chiaramente allo scontro presso l’acciaieria Azovstal.

L’Eurovision si pone quindi in una posizione difficile. L’arte e la musica sono mezzi che uniscono le culture, le tradizioni, le lingue, le Nazioni. Dunque rimanere a-politici in un contesto come questo ha delle conseguenze. Scegliere di includere o di escludere un Paese significa fare una scelta politica che sottende un tacito supporto a ideali o azioni. Inoltre, la musica e la scrittura sono implicitamente politiche; la scelta delle parole e le emozioni che caratterizzano le storie raccontate, comunicano un chiaro punto di vista che non può essere neutrale. 

L’arte è sempre stata un potente strumento di comunicazione politica. Gli spartani leggevano specifiche poesie per caricare i soldati prima delle battaglie. L’Eneide, il capolavoro di Virgilio, è stato in parte un lavoro della propaganda imperialista, sebbene contenga, allo stesso tempo, un velato criticismo all’impero. Alcune delle più iconiche canzoni rock degli anni ‘60 e degli inizi ‘70 si schierano fortemente contro la guerra in Vietnam.

La controversia riguardante Israele

Dal momento che l’Eurovision continua a considerarsi un “evento non politico”, quando hanno ricevuto la proposta di Israele, intitolata “October Rain”, hanno deciso di prendere provvedimenti. Il nome e il lyrics della canzone si riferiscono chiaramente all’attacco di Hamas del 7 ottobre che ha registrato la morte di 1200 persone e la cattura di 253 ostaggi. A seguito di quella strage, più di 30.000 persone sono state uccise a Gaza dall’esercito israeliano, di cui 13.800 erano bambini. 

Dopo che l’European Broadcasting Union (EBU) ha fatto presente a Israele che la sua canzone non soddisfaceva i criteri necessari per la sua partecipazione al contest, Israele ha cambiato alcune strofe, rinominando la canzone “Hurricane”.

Musica e politica: il silenzio è neutrale?

Molti, non hanno però apprezzato la scelta dell’EBU di reinserire Israele. I politici e gli artisti stanno chiedendo che il Paese venga escluso dalla competizione, così come la Russia era stata precedentemente esclusa dopo la sua invasione in Ucraina. 

Il ministro della Cultura francofona in Belgio Bénédicte Linard ha scritto su X: «Così come la Russia è stata esclusa dalle competizioni e dall’Eurovision a seguito dell’invasione in Ucraina, anche Israele dovrebbe essere esclusa fino a quando non metteranno un punto alle palesi violazioni della legge internazionali che stanno causando migliaia di vittime, specialmente bambini». 

I festival musicali sono sempre stati un luogo in cui gli artisti hanno sensibilizzato sulle questioni politiche e sociali che ritenevano importanti. Uno dei festival musicali più famosi, Woodstock, ha ospitato una performance incredibilmente politica nel 1969 del leggendario chitarrista Jimi Hendrix, durante il culmine della tensione politica dovuta alla guerra del Vietnam e al movimento per i diritti civili. È quindi irrealistico e ingenuo da parte del European Song Competition credere di poter rimanere neutrale e apolitico. Forse perché rimanere in silenzio su questioni importanti potrebbe essere interpretato come un sostegno implicito piuttosto che come neutralità.

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Patrick Fasolis

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